La Tua Playlist Ti Tradisce: Cosa Rivela Davvero la Musica che Ascolti sulla Tua Personalità
Spotify e Apple Music sanno tutto di noi. Ogni canzone che mettiamo su repeat, ogni artista che salviamo tra i preferiti, ogni playlist che creiamo racconta una storia che forse non vogliamo ammettere nemmeno a noi stessi. La scienza ha scoperto qualcosa di incredibile: la musica che scegli di ascoltare è come un biglietto da visita del tuo carattere, e alcune preferenze musicali potrebbero rivelare tratti di personalità più complessi di quanto immagini.
I ricercatori Rentfrow e Gosling hanno dimostrato che esiste una correlazione significativa tra i gusti musicali e i tratti della personalità come estroversione, apertura mentale e coscienziosità. Ma quello che è ancora più interessante è come certe caratteristiche musicali sembrano attirare particolarmente chi ha bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione.
Non stiamo parlando di diagnosi mediche o di disturbi gravi, sia chiaro. Parliamo di quei tratti narcisistici che, in piccole dosi, fanno parte della personalità di tutti noi. Quel bisogno di sentirsi speciali, di essere notati, di confermare la propria importanza. E a quanto pare, questo bisogno si riflette anche nelle canzoni che mettiamo su repeat.
Quando la Musica Diventa un Megafono per l’Ego
Pensa a come usi la musica nella tua vita quotidiana. Non è solo sottofondo mentre lavi i piatti o ti alleni. È comunicazione pura. Quando metti una canzone mentre hai ospiti, quando condividi un brano sui social, quando scegli cosa ascoltare in macchina con gli amici: stai mandando un messaggio su chi sei. E chi ha tendenze egocentriche sembra essere particolarmente strategico in questa comunicazione musicale.
La ricerca in musicologia e psicologia ha identificato alcuni pattern interessanti. Certe caratteristiche musicali sembrano fungere da calamita per chi ha un ego più pronunciato. Non parliamo necessariamente di generi specifici, ma di elementi trasversali che si trovano in diversi tipi di musica e che hanno un denominatore comune: fanno sentire chi li ascolta importante, potente, superiore.
Quello che è affascinante è che spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto. La musica lavora a livello subconscio, influenzando il nostro umore e la nostra percezione di noi stessi. E per chi ha bisogno costante di alimentare la propria autostima, certe sonorità diventano una droga dolce ma potente.
I Testi che Parlano Solo di Sé
Hai mai fatto caso a quante canzoni parlano di essere “il numero uno”, “unici”, “diversi da tutti gli altri”? DeWall e i suoi colleghi hanno condotto uno studio rivelatore sui testi delle canzoni pop, scoprendo che negli ultimi decenni sono diventati sempre più autoreferenziali e narcisistici. E indovina un po’? Chi ha tratti egocentrici sembra essere particolarmente attratto da questo tipo di contenuti.
Non importa se sia rap, pop, rock o qualsiasi altro genere. Quello che conta è il messaggio: “Io sono speciale”, “Io sono superiore”, “Io merito tutto il meglio”. Queste canzoni diventano come un mantra personale, una conferma quotidiana della propria grandiosità immaginaria. È come se la musica diventasse la colonna sonora di una vita che si vorrebbe avere o di un’immagine di sé che si vuole proiettare.
Pensa a quei brani che ti fanno sentire come se fossi il protagonista di un film sulla tua vita. Quelle canzoni che ascolti quando vuoi sentirti invincibile, quando hai bisogno di una dose di autostima o quando vuoi convincerti che sei migliore di chi ti circonda. Se questa descrizione ti suona familiare, potresti essere più sensibile a questo tipo di contenuti musicali.
Ritmi che Gridano “Potere”
Non sono solo le parole a fare la differenza, ma anche come la musica ci fa sentire fisicamente. Greenberg e il suo team hanno scoperto che le persone con tratti narcisistici tendono a preferire musica che evoca sensazioni di potere e dominanza. Stiamo parlando di brani con bassi profondi, ritmi incalzanti, arrangiamenti imponenti che ti fanno sentire come se stessi per conquistare il mondo.
È quella musica che ti fa camminare diversamente, che ti fa alzare il mento, che ti dà la sensazione di essere più grande di quello che sei. Pensa alle colonne sonore dei film d’azione, a certi brani elettronici che pompano l’adrenalina, a quella musica che ascolti in palestra quando vuoi superare i tuoi limiti. Il problema non è ascoltare questo tipo di musica, ma quando diventa l’unica che riesci ad apprezzare.
Chi ha bisogno costante di sentirsi potente e dominante potrebbe sviluppare una vera e propria dipendenza da questo tipo di sonorità. È come se la musica diventasse una droga che alimenta costantemente l’ego, creando un ciclo in cui si ha sempre più bisogno di sentirsi superiori agli altri.
Il Gioco delle Apparenze Musicali
Ecco dove le cose si fanno davvero interessanti. North e Hargreaves hanno identificato un fenomeno chiamato “snobismo musicale”: alcune persone scelgono la musica non per il piacere che gli procura, ma per l’immagine che proietta agli altri. È come indossare un vestito firmato, ma in versione sonora.
Questi individui potrebbero gravitare verso artisti di nicchia, musica particolarmente sofisticata o generi considerati “intelligenti” non perché li apprezzano davvero, ma perché li fa sembrare più raffinati, più colti, più “avanti” rispetto alla massa. È una forma di signaling sociale che dice: “Guardate quanto sono superiore ai vostri gusti banali”.
Sui social media questo comportamento diventa ancora più evidente. La musica che condividiamo diventa parte della nostra immagine pubblica, un modo per costruire e comunicare la nostra identità. Chi ha tendenze narcisistiche potrebbe essere più propenso a condividere brani che li fanno apparire interessanti o superiori, piuttosto che musica che semplicemente gli piace.
L’Attrazione per le Icone del Successo
Maltby e i suoi colleghi hanno studiato il fenomeno del “celebrity worship” e hanno trovato connessioni interessanti con il narcisismo. Chi ha tratti egocentrici sembra essere particolarmente attratto da artisti che proiettano un’immagine di successo estremo, lusso e grandiosità. Non è solo la musica che conta, ma l’intero package dell’artista.
Pensa a quegli artisti che si presentano come dei, che ostentano ricchezza, che hanno un’immagine particolarmente glamour o che si comportano come se fossero superiori al resto del mondo. Per chi ha bisogno di sentirsi speciale, seguire questi artisti diventa una forma di identificazione. È come se, ascoltando la loro musica, si potesse partecipare anche solo per un momento a quella grandiosità.
Questo spiega perché certe persone diventano ossessionate non solo dalla musica di un artista, ma da tutto il suo lifestyle, dalle sue dichiarazioni, dal suo modo di vestire. Non è fandom normale, è identificazione narcisistica.
Ma Attenzione: La Musica Non È un Test Psicologico
Prima che tu corra a rivedere tutta la tua libreria musicale per capire se sei un narcisista, fermiamoci un attimo. La psicologia non funziona con ricette preconfezionate. Non puoi diagnosticare tratti di personalità semplicemente guardando cosa c’è nella playlist di qualcuno.
Quello che gli studi ci dicono è che esistono delle correlazioni, non delle regole assolute. Significa che certe preferenze musicali possono essere più comuni in persone con certi tratti di personalità, ma non che chiunque ascolti quel tipo di musica abbia automaticamente quei tratti. La correlazione non implica causazione, come dicono sempre gli statistici.
Inoltre, tutti noi abbiamo momenti in cui abbiamo bisogno di sentirci speciali, potenti o importanti. È normale e perfino salutare. La musica può essere un modo per elaborare queste emozioni, per darci forza quando ci sentiamo deboli, per alimentare la nostra autostima quando è sottoterra. Il problema sorge quando questo diventa l’unico modo in cui riusciamo a relazionarci con la musica e, di conseguenza, con il mondo.
La musica ha anche una funzione terapeutica riconosciuta scientificamente. A volte ascoltiamo canzoni che ci fanno sentire potenti proprio perché ci sentiamo vulnerabili. Altre volte abbiamo bisogno di testi autoreferenziali perché stiamo lavorando sulla nostra identità e autostima. Il contesto, come sempre, è fondamentale.
Come Usare Questa Consapevolezza
Capire il legame tra musica e personalità può essere un’opportunità incredibile per la consapevolezza di sé. Non per giudicare gli altri o per sentirsi superiori, ma per capire meglio cosa ci muove. Quando ascoltiamo certa musica, cosa stiamo davvero cercando? Cosa stiamo comunicando a noi stessi e agli altri?
Se ti riconosci in alcuni di questi pattern musicali, non è necessariamente un problema. Ma potrebbe essere uno spunto per riflettere. Stai ascoltando quella musica perché ti piace autenticamente, o perché ti fa sentire in un certo modo? Stai usando la musica per connetterti con le tue emozioni genuine o per sfuggire da esse?
Chamorro-Premuzic e i suoi colleghi hanno scoperto che la diversità musicale potrebbe essere un indicatore di salute psicologica. Le persone che ascoltano una varietà di generi musicali e che sono aperte a diverse esperienze sonore tendono ad essere più equilibrate emotivamente. Non significa che devi per forza ascoltare di tutto, ma l’apertura a nuove esperienze musicali può essere un segno di crescita personale.
Prestare attenzione a come la musica influenza il nostro umore e il nostro comportamento può aiutarci a usarla in modo più consapevole. Se noti che certa musica ti rende più aggressivo, più centrato su te stesso o più distante dagli altri, potresti voler bilanciare con sonorità che ti connettono con emozioni diverse e più varie.
La musica è uno strumento potentissimo per capire e modellare la nostra esperienza emotiva. Usarla consapevolmente può aiutarci a crescere come persone e a sviluppare relazioni più autentiche con noi stessi e con gli altri. E alla fine, questa potrebbe essere la sinfonia più bella che possiamo comporre: quella di una vita vissuta con maggiore consapevolezza e autenticità.
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