Ti ritrovi a scorrere notizie di guerra fino alle 2 di notte? Il neurologo spiega cosa succede alla tua mente

Quando le breaking news diventano una droga: perché non riusciamo a smettere di scorrere

Israele, Iran, Ucraina, Gaza. Ogni volta che scoppia un conflitto o emerge una crisi internazionale, il nostro dito corre sullo schermo, spinto da un’urgenza invisibile. Le entità potenti di questi tempi – i social media, i feed delle breaking news, l’algoritmo di Google Discover – sembrano aver capito una cosa: tra paura e dopamina, siamo pronti a restare incollati allo schermo. Ma cosa succede davvero nel nostro cervello quando diventiamo news-addicted?

Non è solo curiosità: è biologia, è psicologia evolutiva, è il nostro sistema nervoso che cerca disperatamente di darci un senso di controllo in un mondo che appare sempre più instabile. E mentre le notizie volano a velocità supersonica, la nostra mente cerca di rincorrerle, pagando pegno con ansia, stress e insonnia.

Il cervello primitivo in tilt: perché ci sentiamo in pericolo anche da casa

I meccanismi che ci portano a cliccare ossessivamente su ogni aggiornamento arrivano da lontano. L’amigdala – quella parte del cervello responsabile della risposta alla paura – non distingue tra una minaccia diretta e una rappresentazione digitale. Così, un video di droni sul Medio Oriente ci attiva come se fossimo lì. Il risultato? Molti di noi entrano in uno stato di allerta permanente, un’ansia sfibrante alimentata da ogni nuova breaking news.

Questo succede perché, evolutivamente, saper reagire ai pericoli ci salvava la vita. Ma oggi, invece di scappare dal pericolo, finiamo per scrollare il telefono. Un riflesso moderno che sembra “razionale”, ma che spesso finisce per esaurirci dentro.

L’illusione del controllo: informarsi ci fa sentire più sicuri (ma non lo siamo)

Quando la realtà sembra fuori controllo, più informazioni raccogliamo, più ci illudiamo di poterla gestire. È un meccanismo noto in psicologia: sapere di più dona un momentaneo sollievo. Ma quando il flusso informativo è continuo, caotico e quasi sempre negativo, la mente si sovraccarica. Invece di essere più lucidi, diventiamo più angosciati.

La dopamina delle notizie: perché cerchiamo sempre qualcosa di nuovo

Ogni “ultim’ora” ci dà un piccolo shot di dopamina. Il nostro cervello, programmato per esplorare il nuovo e l’ignoto, oggi trova nella home page delle notizie e nei social un parco giochi infinito. Ma la dopamina lavora più sull’anticipazione che sul risultato: aspettare una notizia può diventare più eccitante che leggerla. E così continuiamo a scrollare, a cercare, come intrappolati in un meccanismo di ricompensa che non appaga mai davvero.

Il fascino tossico della cattiva notizia

Il nostro cervello reagisce con più forza al negativo. È un bias chiamato “negativity bias” e ha radici profonde: per i nostri antenati, ignorare un pericolo era più rischioso che ignorare una buona opportunità. Le redazioni lo sanno, gli algoritmi anche. È per questo che titoli e thumbnail drammatizzano: attirano clic, trattengono attenzione. Ma ci lasciano spesso più spaventati di prima.

Quando l’informazione diventa una spirale ansiosa

L’overdose di notizie può trasformarsi in un vero e proprio giro dell’ansia. Le ricerche mostrano che, in tempo di crisi, il bisogno di informarsi può diventare compulsivo. Più leggiamo, più ci spaventiamo. Più ci spaventiamo, più vogliamo leggere. È un circolo vizioso che consuma le energie mentali e mina il benessere psicologico.

Contagio emotivo: la paura si propaga sugli schermi

La paura non è solo personale. Online si moltiplica, si amplifica, si contagia. Le timeline diventano camere dell’eco, dove ansie, rabbie e immagini forti creano un’atmosfera emotiva carica e a tratti tossica. Lo psicologo George Gerbner lo definiva “Mean World Syndrome”: consumando troppe immagini di violenza, iniziamo a pensare che il mondo intero sia pericoloso, anche nei luoghi dove viviamo più serenamente.

Doomscrolling: quando non riesci a smettere di farti del male

Il doomscrolling è quel comportamento che ci porta a leggere notizie negative su notizie negative, pur sapendo che ci stanno facendo male. È una forma di autolesionismo digitale sempre più comune, alimentata da un mix di abitudine, ansia e dopamina in eccesso.

Stai esagerando con le news? Ecco come accorgertene

È facile non rendersi conto del punto in cui l’informazione diventa un problema. Ma ci sono segnali chiari che indicano una possibile dipendenza:

  • Controlli subito le notizie appena sveglio
  • Provi disagio o ansia quando sei offline
  • Metti in pausa impegni per leggere aggiornamenti
  • Hai difficoltà a concentrarti su altro
  • Soffri di insonnia legata a eventi globali
  • Condividi notizie allarmanti compulsivamente

Se ti riconosci in più di uno, è il momento di rivedere le tue abitudini.

Cosa puoi fare per restare informato senza crollare

La chiave è una: consapevolezza. Informarsi è giusto, ma farlo con strategia è essenziale. Alcuni approcci che funzionano secondo la psicologia clinica includono:

  • Fissare limiti di tempo: tre momenti al giorno, massimo 15 minuti ciascuno
  • Valutare la rilevanza: la notizia cambia davvero qualcosa nella tua vita?
  • Cercare anche buone notizie: per riequilibrare i bias cognitivi
  • Staccare nel weekend: fare detox digitale, almeno per 48 ore
  • Mantenere altre attività e relazioni fuori dal mondo dell’informazione

Quando è il momento di chiedere aiuto

Se ansia, panico, pensieri ossessivi e isolamento iniziano a interferire con la tua vita quotidiana, forse è ora di parlarne con uno psicologo. La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare a riformulare il rapporto con le notizie e riportare equilibrio tra informazione e salute mentale.

Meno notizie, più lucidità: la strada per una mente resiliente

Essere aggiornati è importante, ma solo fino a un certo punto. Daniel Kahneman, Premio Nobel per l’economia comportamentale, spiegava come troppe informazioni generano confusione, non chiarezza. A volte, sapere meno – ma sapere meglio – è decisamente preferibile.

Mantieni il controllo. Coltiva uno spirito critico. Ascolta tanto le tue emozioni quanto le notifiche. E, ogni tanto, spegni il telefono. Non per ignorare il mondo, ma per ricordarti che tu, nella tua mente, sei l’unico algoritmo che conta davvero.

Quanto spesso finisci nel doomscrolling senza accorgertene?
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