Ecco i 4 segnali che stai tradendo emotivamente sul lavoro senza accorgertene, secondo la psicologia

Il tradimento che non vedi arrivare: quello che nessuno ti dice sull’infedeltà emotiva in ufficio

Preparatevi a ribaltare tutto quello che credevate di sapere sui tradimenti sul posto di lavoro. Dimenticate le scene da soap opera con baci rubati nella sala riunioni o le avances bollenti durante la pausa caffè. La verità è molto più subdola e, francamente, molto più interessante di quanto Hollywood ci abbia mai fatto credere.

La psicologa Shirley Glass, pioniera negli studi sull’infedeltà, ha scoperto qualcosa che dovrebbe far tremare le fondamenta di tutte le nostre convinzioni: il 90% dei tradimenti emotivi inizia senza nessuna intenzione di tradire. Sì, avete letto bene. La maggior parte delle persone che finisce per sviluppare legami inappropriati con i colleghi parte con le migliori intenzioni del mondo.

Ma allora come diavolo succede? E perché proprio in ufficio?

Plot twist: non è colpa del collega figo

Ecco il primo colpo di scena che manderà in frantumi i vostri pregiudizi: secondo le ricerche di Glass pubblicate nel suo studio fondamentale “Not Just Friends”, non è l’attrazione fisica verso il collega a scatenare l’infedeltà emotiva, ma il vuoto che portiamo da casa. È come se fossimo dei vasi comunicanti emotivi: quando un lato si svuota, l’altro cerca disperatamente di riempirsi da qualche parte.

La ricerca condotta da Mark Attridge nel 2019 ha analizzato centinaia di casi di infedeltà emotiva in ambiente lavorativo, scoprendo che le persone coinvolte non erano affatto dei Don Giovanni seriali. Al contrario, erano spesso individui che si consideravano fedeli, che amavano sinceramente il proprio partner, ma che stavano attraversando quello che i ricercatori chiamano “carestia emotiva”.

È come essere affamati non di cibo, ma di riconoscimento, comprensione, ascolto. Il vostro partner, per mille ragioni come stress, routine o problemi personali, non riesce più a nutrire questi bisogni. Ed ecco che arriva il collega che celebra i vostri successi, che pende dalle vostre labbra quando parlate, che capisce le vostre preoccupazioni lavorative senza bisogno di spiegazioni.

I quattro cavalieri dell’apocalisse emotiva

Gli studi di Atkins, Baucom e Jacobson del 2001 hanno identificato quattro bisogni fondamentali che, quando non vengono soddisfatti in casa, ci trasformano in bombe emotive pronte a esplodere in ufficio. Parliamo della fame di riconoscimento: quando il partner smette di notare i nostri successi o ci dà per scontati, il collega che esclama “Wow, sei stato incredibile in quella presentazione!” diventa improvvisamente irresistibile come una sirena dei mari.

C’è poi la sete di ascolto. Se a casa le nostre parole rimbalzano sui muri, la persona che ascolta davvero ogni nostra parola durante le riunioni può diventare la nostra droga emotiva. Il bisogno di stimoli intellettuali rappresenta un altro punto critico: quando non riusciamo più ad avere conversazioni interessanti con il partner, il collega con cui discutiamo progetti e idee può riempire quel vuoto cerebrale che ci sta divorando.

Infine, il desiderio di comprensione gioca un ruolo determinante. Se il partner non capisce le nostre ansie lavorative, chi le vive accanto a noi otto ore al giorno può diventare il nostro confidente privilegiato, creando una connessione pericolosamente intima.

L’effetto acqua che bolle: come il tradimento si insinua senza che te ne accorga

Quello che rende l’infedeltà emotiva così maledettamente insidiosa è che non inizia mai con un “Hey, voglio tradire mio marito/mia moglie”. È un processo così graduale che nemmeno Sherlock Holmes se ne accorgerebbe all’inizio.

Shirley Glass descrive questo fenomeno come un processo a quattro fasi, più subdolo di un thriller psicologico. Tutto inizia con il Periodo Innocente, quando si parla solo di lavoro: progetti, scadenze, il capo rompiscatole. Tutto perfettamente normale e necessario per la sopravvivenza aziendale.

Si passa poi alla Connessione Personale, quando si scopre di avere gli stessi gusti musicali, si ride alle stesse battute, si condividono piccole frustrazioni quotidiane. “Anche tu odi quando mettono l’ananas sulla pizza? Fantastico!” Sembra innocuo, ma è proprio qui che inizia la discesa verso il baratro.

La Complicità Pericolosa rappresenta il terzo stadio: si inizia a cercare attivamente la compagnia di quella persona, si aspettano con ansia i suoi messaggi, si condividono pensieri sempre più intimi. “Sai, ultimamente a casa le cose non vanno benissimo…” Ecco, quando arrivate a questo punto, avete già un piede nella fossa.

L’ultima fase è l’Investimento Totale: quella persona diventa il punto di riferimento emotivo principale. È la prima a cui si pensa quando si ha una notizia da condividere, il porto sicuro nei momenti difficili. Congratulazioni, siete ufficialmente nei guai.

I test che svelano se sei già nel territorio minato

Come facciamo a capire se stiamo scivolando nella zona rossa dell’infedeltà emotiva? Gli psicologi hanno sviluppato tre test infallibili che funzionano meglio di un metal detector.

Il Test della Segretezza è il primo campanello d’allarme: vi trovate a nascondere al partner l’intensità delle vostre conversazioni con il collega? Se modificate il tono quando parlate al telefono con lui/lei e il partner entra nella stanza, probabilmente avete già varcato una linea invisibile ma realissima.

Il Test del Confronto Letale è ancora più rivelatore: avete iniziato a pensare “Lui/lei mi capisce, tu no” riferendovi al collega rispetto al partner? Questo è il momento in cui dovreste accendere tutte le sirene d’allarme nel vostro cervello.

Il Test dell’Investimento Emotivo chiude il cerchio: vi preoccupate di più per l’umore del collega che per quello del partner? Le sue opinioni contano più di quelle della persona che dovrebbe essere la più importante della vostra vita? Houston, abbiamo un problema.

Perché fa più male di uno schiaffo in faccia

Molti sottovalutano l’impatto devastante dell’infedeltà emotiva pensando “tanto non è successo niente di fisico”. Ma gli studi di Buss, Larsen, Westen e Semmelroth del 1992 dimostrano che le conseguenze possono essere ancora più gravi di quelle di un tradimento sessuale.

Quando scopriamo che il nostro partner ha condiviso la sua intimità emotiva con qualcun altro, non mettiamo in dubbio solo la sua fedeltà: mettiamo in dubbio la nostra stessa identità. Ci chiediamo se lo conosciamo davvero, se siamo abbastanza interessanti, se valiamo qualcosa.

L’infedeltà emotiva è come un ladro che non ruba i gioielli, ma l’intero senso di sicurezza della vostra casa. Attacca il nostro senso di unicità nella vita del partner. Mentre un tradimento fisico può essere liquidato come un momento di debolezza, un tradimento emotivo suggerisce che qualcun altro è riuscito a conquistare qualcosa che pensavamo fosse nostro esclusivo: il cuore e la mente della persona che amiamo.

La buona notizia: si può ricostruire dalle ceneri

Ecco la parte che vi farà tirare un sospiro di sollievo: l’infedeltà emotiva non deve necessariamente significare game over per la vostra relazione. Anzi, secondo terapeuti come Janis Spring, autrice di “After the Affair”, può diventare un’opportunità per costruire un legame più forte e consapevole di prima.

Il primo passo è la trasparenza nucleare. Chi ha tradito emotivamente deve essere disposto a condividere tutto: messaggi, conversazioni, pensieri, il contenuto del proprio frigo se necessario. Non si tratta di controllo paranoico, ma di ricostruzione della fiducia attraverso la trasparenza totale.

Il secondo passo è l’autopsia emotiva. Bisogna capire e spiegare come si è arrivati a quel punto, quali bisogni non soddisfatti hanno portato a cercare altrove quello che mancava nella relazione. Non basta dire “mi dispiace”, bisogna diventare dei detective della propria vita emotiva.

Il terzo passo è la ricostruzione architettonica del legame. Questo significa non solo eliminare la fonte del tradimento, ma anche lavorare attivamente per soddisfare quei bisogni emotivi che avevano portato alla deriva. Se il problema era la mancanza di riconoscimento, bisogna imparare ad apprezzarsi di nuovo. Se era la mancanza di comunicazione, bisogna ritrovare il piacere di parlare insieme.

Come blindare il vostro cuore prima che sia troppo tardi

La strategia migliore resta sempre la prevenzione. Secondo John Gottman, uno dei massimi esperti di relazioni di coppia, questo significa essere brutalmente onesti con se stessi sui propri bisogni emotivi e comunicarli al partner prima che diventino delle vulnerabilità sfruttabili da altri.

Significa anche essere consapevoli dei rischi dell’ambiente lavorativo e stabilire confini chiari nelle relazioni professionali. Non si tratta di essere freddi o paranoici, ma di mantenere quella distanza emotiva necessaria per proteggere la propria relazione principale.

La prossima volta che vi sembrerà che il vostro collega vi capisca meglio del vostro partner, fermatevi un attimo. Forse il problema non è che avete trovato l’anima gemella nell’ufficio accanto. Forse il problema è che avete smesso di nutrire l’anima della persona che vi aspetta a casa. E quella persona, credetemi, vale molto di più di qualsiasi connessione da pausa caffè.

Quale bisogno emotivo ti rende più vulnerabile in ufficio?
Riconoscimento
Ascolto
Stimoli intellettuali
Comprensione

Lascia un commento